mercoledì 15 settembre 2010

Conguaglio linguistico



Ho notato che ultimamente dentro la scatola e sulla carta (non nella rete, in generale meno ingessata e ruffiana) si tende a distinguere. 
La lingua italiana lo permette.

Giornalisti, presentatori, politici a destra e a sinistra, mezzi busti ci tengono a puntualizzare, fissando concentratissimi la telecamera (o la tastiera), dando ritmo e tono appropriati:

'Le spettatrici e gli spettatori...'

'Le cittadine e i cittadini italiani...'

(sempre prima al femminile, che galanteria)

Che succede?

A prima vista mi sembra una furbata ipocrita sull'onda dei maldipancia da D'addario&Co, quote rosa linguistiche, pura fuffa retorica, con vago odore di muffa ottocentesca.
E in chiara prospettiva pre-elettorale (e adesso la donna incazzata chi voterà?)

Per capire se possa essere un segnale più ampio dal punto di vista linguistico, mi sono letta questo documento del 2007, very inspiring:

Il genere femminile nell'italiano di oggi

Scopro che negli anni '70 (che strano) si è arrivati alla conclusione che la lingua italiana è di stampo androcentrico (che strano) e quindi non adeguata ad esprimere il genere in modo corretto.
'La lingua non veicola adeguatamente la nozione di genere ma ne dà una versione deformata'.

Per esempio, è giusto dire:

'Il soprano è andata via con suo marito'

o

'La soprano è andata via con suo marito'

?

E' giusto anteporre l'articolo femminile, se il referente è femminile.
Ma suona sbagliato, no?
Come suona ancora sbagliato declinare al femminile alcune professioni: l'architetta, la notaia, l'avvocata (guarda caso professioni non troppo tempo fa precluse alle donne)...mentre questa è la direzione corretta.

(pensare che se mi chiamano architetta mi dà sempre un po' fastidio, credo di trovare maschilista l'assonanza con la tetta, mi sembra sempre una presa per il c. e probabilmente lo è)

Questo perchè la lingua italiana si presta e si è sviluppata facendone un uso sessita.
La lingua è puro simbolo e riflette la società che la produce.

Ma allora cosa significa in questo momento tutta questa enfasi sulla distinzione all'interno dell'audience tra uomini e donne?

Spettatrici e spettatori.

Scopro che è corretto 'evitare l'uso del maschile come genere non marcato' (maschile 'onnivalente') per evitare l'oscuramento dei referenti femminili (ci saranno sicuramente sia donne sia uomini all'ascolto e i cittadini italiani sono di certo sia uomini sia donne).

Non so, ma mi suona come fregatura.
Pura forma. Un doppio salto mortale linguistico, tanto per confondere le acque.
Dal sessismo linguistico alle pari opportunità?
Sarà l'effetto di una circolare ministeriale voluta da Mara Carfagna?

Pensiamo piuttosto a riallineare il nostro paese al resto del mondo, la lingua seguirà.

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