lunedì 18 ottobre 2010

Superfici (in)visibili

Il commento di Kalla a Diritto al Personal Care mi porta a queste riflessioni:

Credo che in questo momento si stiano intrecciando due correnti, nel magma delle identità e delle superfici visibili femminili (e maschili):
1 - Il narcisismo diffuso - sostenuto anche dal marketing della bellezza globale - spinge tutti, uomini e donne, a dare un'importanza sostanziale all'aspetto fisico. Ormai è scontato concepire il corpo (e le sue protesi artificiali come abiti, accessori, gadget tecnologici) come il primo livello di contatto con gli altri e - di conseguenza - predisporlo al meglio per essere accettati, piacere, ottenere quello che desideriamo. La sindrome da prima impressione è un dato di fatto. Nel privato, nel pubblico.
2 - I mutamenti del ruolo della donna nella società moderna/post-moderna/contemporanea sono stati progressivi e hanno attraversato varie fasi, ognuna delle quali ha avuto un suo modo di intendere il corpo e l'aspetto esteriore:
- anni '60 e '70: scontro tra i sessi. Le donne si imbruttivano apposta, come espressione di ribellione a un modello di donna-bijoux-soprammobile. Si lasciavano crescere i peli sotto le ascelle e sulle gambe. Lasciavano le tette libere da costrizioni (come non molto tempo prima si erano liberate della tortura del bustino, che le rendeva belle e fragili statuine di pocellana con vitini di vespa). Non si truccavano (le femministe in prima linea) o si truccavano in modo esagerato (quelle enormi ciglia finte, gli ombretti pesanti, l'eyeliner), di nuovo per dimostrare libertà e rottura delle regole precedenti.
- anni '80 e '90: donne-maschie per forza. Per competere alla pari le donne si costringevano ad assumere atteggiamenti e modi maschili. Anche nel look: tailleur pantalone, gessati, spalle gigantesche, capelli corti. Corpi androgini alla Grace Jones e Working girl(s) nella Manhattan degli yuppies.
- anni 2000: soft-power femminile. Dopo le rivendicazioni e l'aggressività come manifesto, recupero di una femminilità come tratto distintivo e punto di forza. Caduta dell'annullamento del femminile, annegato dentro i codici maschili. La chirurgia plastica ed estetica offrono nuove opportunità ma anche trappole rischiose: per controbilanciare la donna-maschia le donne accentuano i tratti femminili in modo estremo: labbra-canotto, zigomi scultorei, seni fuori scala. Chi impone veramente questo modello?

2010. Oggi. Le due correnti si stanno fondendo dentro un macro-trend globale:
Everything is designed/Ogni cosa è disegnata: l'auto, il cellulare, il salotto, il tuo viso, lo spazzolino, il giardino, il latte, il cielo, il gatto, il sogno.
Estetizzazione diffusa quotidiana.
Anche i nostri corpi. Femminili e maschili. Dobbiamo essere belli. Perfetti. Non sono ammessi segni di cedimento. 
Per questo non è permesso invecchiare male. Bisogna invecchiare bene.
Penso che oggi entrambi i generi - e tutte le sfumature intermedie - siano intrappolati in questo paradigma.
Non credo che gli uomini soffrano meno, per il costante senso di inadeguatezza e lo stress da performance esteriore.
Solo che le donne avevano appena sentito le cinghie delle imposizioni allentarsi, dopo secoli di modelli subiti, e già si ritrovano imprigionate in una nuova costrizione: la bellezza perenne.
Ieri sera leggevo il racconto 'Festa di fine estate' di Alice Munro, ecco cosa pensa la protagonista, Roberta:
'Supponiamo che ai suoi occhi l'imperdonabile sia proprio lei. Non è sempre così la sua vita, un susseguirsi di catastrofi? All'inizio, non appena notava un deterioramento, si affannava a cercare rimedio. Ora invece, ogni rimedio porta con sé ulteriori guai. Si spalma freneticamente le rughe di crema, con il risultato che le si copre la faccia di brufoli, come un'adolescente. Affannarsi fino a raggiungere una misura soddisfacente di girovita ha prodotto guance e collo avvizziti. Ascelle flaccide. Che ginnastica c'è per rassodare le ascelle? Che si può fare? E' venuto il tempo di pagare il conto, e di che cosa, poi? Della vanità. Neanche. Solo di aver avuto in passato certe superfici gradevoli e di aver permesso che parlassero al tuo posto; solo di aver accettato che una pettinatura, un paio di spalle, un bel seno, producessero un effetto speciale. Non ci si ferma in tempo, non si sa cambiare; ci si vota alla futura mortificazione. Ecco cosa pensa Roberta, mentre un'onda di inequivocabile vittimismo le si gonfia dentro, amara come fiele.'
Quelle superfici siamo noi?


3 commenti:

  1. il problema, come accennavo anche di là da me, è proprio l'identificazione del corpo con la superficie - e dunque unicamente con la modalità visiva di percezione, che oggi è accentuata (sarà per l'influenza crescente dei media visivi?). Si trascura così un'enorme potenzialità - tutto l'universo delle sensazioni cenestesiche. Ci si guarda allo specchio per vedere una certa forma, invece di "sentire" la forma giusta nel nostro corpo. Ci si gonfia labbra, seni etc. per apparire come in un fumetto, senza curarsi degli stessi come superficie sensibile. And so on.

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  2. @unaltradonna: ho visto che 'dall'altra parte' stai trattando l'argomento forma-sostanza con poesia e intuizione. qui citi una sfera che non conosco. mi interessa capire e sono solo all'inizio. io per esempio nella meditazione sto piano piano imparando a spostare l'attenzione verso l'interno, si parla per esempio di ascoltare suoni interni al corpo. C'è connessione tra questo e le sensazioni cenestetiche?

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  3. in generale si tratta della sfera relativa al movimento e alle percezioni interne del corpo; ora io non ho esperienze di meditazione per cui non posso risponderti con certezza, ma immagino di sì.

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