venerdì 3 settembre 2010

Diritto al Personal Care


Io mi prendo cura delle mie mani e dei miei piedi.

Mi depilo, anche d'inverno.

Tengo in ordine le sopracciglia.

Mi sottopongo regolarmente a trattamenti viso e corpo, massaggi e soin.

Cerco di fare regolarmente un hammam: ha effetti detox e rafforza le difese.

Tengo sotto controllo la pelle del viso, dall'esterno - con una routine quotidiana skin care a base di prodotti il più possibile naturali, privi di paraben e fragranze di sintesi - e dall'interno - con integratori come l'MSM, gli Omega 3, 6, 9, la Maca, il Magnesio.

Curo i miei lunghi capelli castani facendoli lavare da mani esperte una volta alla settimana con shampoo-miele e balsamo-primula.


Per chi faccio tutto questo?

Per me?

Narcisismo puro?

Per piacere agli altri?

Per sentirmi bene con me stessa e con il mondo?

Lo faccio perchè mi va.
Mi fa sentire bene.
E non ci vedo proprio nulla di male o di contraddittorio rispetto alla mia dimensione pensante o alle mie idee politiche.

Il Personal Care non è dominio della destra conservatrice!

Nell'Italia degli Anni Dieci una donna che ama mantenere il proprio corpo in forma deve essere ancora etichettata come 'donnicciola frivola e superficiale'?

Non sono categorizzazioni un po' troppo logore?

Certo che se la voce femminile in Parlamento emerge solo se Daniela Santanche' replica a Barbara Contini riguardo alle donne del Pdl relegate a ruoli subalterni con la celebre frase 'I tacchi a spillo logorano chi non ce li ha' siamo noi stesse a cementare queste antitesi anacronistiche.


Mia madre, nata nel '48, negli anni '70 non portava il reggiseno, non si depilava regolarmente e non si sarebbe mai sognata di andare dal parrucchiere una volta alla settimana. Tempo sprecato. Soldi sprecati. Vanità deplorevole.

Ma lei, con la sua generazione, doveva opporsi ad un modello di donna-angelo-del-focolare alla Doris Day (vedi serie Mad Men arrivata alla quarta stagione, che affronta - con stile - proprio quel passaggio, negli Stati Uniti dei primi anni '60). Era in corso una lotta (e forse noi oggi la diamo per scontata). C'èra bisogno di estremizzare gesti e pensiero.



Zadie Smith, autrice che amo, dichiara in un'intervista pubblicata su D di Repubblica di Sabato 28 Agosto:

D: Natasha Walter ha scritto un saggio sull'ipersessualizzazione della cultura. Lei ha una figlia piccola. Si preoccupa?

Zadie Smith: Certo. E pensare che mia madre, grande femminista, non si è mai truccata in vita sua. Mai. E io sono cresciuta senza trucchi. E' stato all'università, a 21 anni, che qualcuno mi ha detto 'forse dovresti fare qualcosa con le sopracciglia'. E così mi sono depilata per la prima volta le sopracciglia e pure le gambe. Che enorme spreco di tempo!


Perchè negli Anni Dieci una donna che usa il cervello per vivere deve sentirsi in colpa e obbligata a giustificarsi se si depila le sopracciglia?
Quello di Zadie è solo uno snobismo intellettuale? (a me il suo viso sembra naturalmente bello, ma certo non trascurato da anni di incuria).

Qual'è il problema?

L'ironia è che parallelamente a questi retaggi, che sembrano inchiodare ancora la donna ad una scelta di campo tra pelosa-intelligente e depilata-scema - è esploso globalmente il mercato della cosmesi maschile.

Così, mentre la vanità maschile viene ufficialmente sdoganata - e gli uomini usano la pausa pranzo tra un meeting e l'altro per farsi la manicure - noi siamo ancora qui a tormentarci: se sono bella poi devo stare zitta?


4 commenti:

  1. commento rapido sul filmetto della Coppola(xchè non si può definire altrimenti- una piccola e non originale idea dilatata a più non posso ) oltre appunto a non essere originale si rifà a stereotipi facili .. e comunque la tv è così anche nel suo mondo. Spero che qualcuno si prenda la briga di farle vedere i servizi della Gabanelli! mao cri

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  2. Cri, hai sbagliato porta...:-)
    anyway: su Somewhere ne stanno dicendo di tutti i colori, ti segnalo il post di Kekkoz, un'ottima sintesi:

    http://giovanecinefilo.kekkoz.com/2010/09/16/somewhere-sofia-coppola-2010/

    Riguardo al legame TV trash US-ITA: il modello di donna Mediaset nasce col Drive-In, e il Drive-In forse è figlio delle conigliette made in US. Il punto è che da noi è diventato un modello dominante, dopo avere attecchito molto bene! Non solo c'èra l'humus giusto (provincia mediterranea dell'ex impero americano) ma le voci, i canali alternativi sono stati man mano messi a tacere, o relegati a nicchia.

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  3. Personalmente non penso che il "farsi belli" sia una faccenda esclusivamente dettata dal far piacere all'altro sesso. O forse mi illudo che sia così perché il parametro con cui "giudico" esteriormente gli uomini è equivalente a quello che uso per le donne. Scusami l'esempio stupido, ma non so perché certa gente si ostina a ritenere che il monociglio in un uomo si DEBBA mantenere, pena la perdità del suo tocco di virilità, mentre una donna col monociglio sia una cozza da riformare: se una donna viene ritenuta brutta con il monociglio, perché mai l'uomo non dovrebbe essere ritenuto altrettanto brutto?

    Ehm, tornando IT. Quello di Zadie per me è un doloroso compromesso: visto che non siamo più nell'epoca sognatrice e combattiva (sto parlando degli anni '70) per cui una persona idealista era disposta ad investire qualsiasi cosa per perorare la sua causa - fiduciosa anche se non sicurissima di essere la sola - oggigiorno siamo caduti in un'epoca nichilista e individualista in cui non solo riteniamo che tutto sia inutile, ma anche sappiamo dentro di noi che anche se decidessimo di opporci ad un centro trend, consideriamo quello estetico del tuo post ecco, saremmo i soli ad esporci davvero. E non mi espongo io e non ti esponi tu = non si espone nessuno (io sono la prima a non esporsi per questo motivo, mi cospargo il capo di cenere).

    C'è da dire che da un certo punto di vista la ribellione degli anni '70 possiamo considerarla molto facendo i criticoni come una sorta di "moda", perché difatto spesso le persone più conservatrici erano viste male/disapprovate da coloro che volevano cambiare il mondo.

    Insomma, io in realtà non lo so. E' un po' quello che sto cercando di capire ultimamente. Non c'è un giusto o uno sbagliato totale, però la gente non è brava a tollerare le sfumature, ha in fondo sempre bisogno di un credo assolutista (destra - sinistra, meglio non depilarci affatto - meglio essere curate ogni giorno della nostra vita etc) ... per riuscire a crederci, appunto. Identificarsi in un ramo ben preciso aiuta appunto le persone ad esporsi assieme ad altre e a non avere più paura di dire la sua (che è quella di tanti altri - anche a costo di fare gli ipocriti), e qui sta il paradosso della società odierna: benché ci sia il mito dell'individuo nessuno vuole/può stare da solo.

    E scusami di nuovo per l'ennesimo OT, ma è un discorso che mi coinvolge molto.

    Detto ciò: io da brava ignorante non conoscevo Zadie Smith, ma dopo una breve incursione su wikipedia mi incuriosii molto. Grazie del post particolare, ho preso due piccioni con una fava.

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  4. @Kalla: grazie per questo commento talmente argomentato da poter essere un nuovo post.
    Ti rispondo a questo punto proprio con un nuovo post! (che sarà visibile entro un'ora)

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