martedì 7 settembre 2010

Somewhere else


Mi chiedo cosa abbia spinto Sofia Coppola - nonostante tutto ancora la mia regista preferita - a inserire un pezzo di Italietta-Videocracy nell'esile Somewhere.

Perchè immergere per un giorno i due protagonisti - padre attorefamosostraniato molto lost in Los Angeles e figliadolescentesensibile molto vergine eterea - nella palude del peggiore kitch italico contemporaneo, dove galleggiano velone telegatte, cosce di vera Marini, urla di vera Ventura, distributori pappa similCecchiGori, attricette ninfomani Chiatti?

Sofia Coppola è una vera trend setter indie, è una che annusa i mood e cattura l'essenza del nostro tempo, l''air du temps', e poi la traspone con leggerezza nei suoi film fatti più di sensazioni ed epifanie che di storie solide.

Se ha scelto l'Italia berlusconiana come parentesi pop trash internazionale per il suo ultimo film, il motivo non può essere solo autobiografico.

Forse ha sentito che è il momento giusto per stigmatizzare il nostro modello culturale dominante.

Nella speranza che se ne intravvedano le crepe, somewhere.

2 commenti:

  1. Anch'io ho avuto la stessa sensazione. E' proprio lì che il personaggio tocca il suo punto più basso e si avvia verso la catarsi...
    (Peraltro per me questo delicato urlo è stato uno degli unici motivi di interesse, oltre alla vivida bellezza della scena della lap dance doppia, naturalmente;-)

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  2. @Ang'lina: pensa a come Sofia e' riuscita a uccidere per sempre la fantasia maschile consunta delle gemelle porche. Sai che sto considerando di andarmelo a rivedere in una sala più degna? (visto in contemporanea a Venezia in saletta con puzza di muffa e schermo 80's, forse mi sono persa la ricerca visiva sui film on the road anni settanta)

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