giovedì 25 ottobre 2012

Donna alpha contro donna alpha. Questione di territorio?


Negli ultimi anni mi sono scontrata con un concetto di cui non sospettavo l'esistenza: le donne alpha tendono a essere parecchio territoriali.

Nella graduale scoperta e messa a valore dei nostri super poteri - tenuti soggiogati da millenni di dominio maschile - è scattato qualcosa che assomiglia alla difesa del territorio propria del maschio della specie. Conquistato uno status, bisogna difenderlo, echeccavolo.
Non ho i mezzi per capire se l'origine sia culturale, ovvero di imitazione della gestione del potere tipica dell'uomo, o endocrina: magari la concentrazione di testosterone nelle nostre vene sottili è aumentata, o un qualche neurotrasmettitore ha cambiato corsia. O forse, più semplicemente, i tratti comportamentali della femmina a difesa della prole si sono estesi ad altri ambiti, come quello lavorativo e sociale. Pura aggressività femminile, dunque?
O si tratta di aggressività umana? La specia umana è aggressiva, no? 
E qui, volendo, si riapre il confronto tra chi distingue 'sesso' da 'genere' (donna si diventa) e chi li assimila (donna si nasce).
Donna alpha si nasce o si diventa?
Quello che è certo è che, per la prima volta, una generazione di donne ha avuto la chance di partire abbastanza alla pari rispetto ai colleghi e amici maschietti. E ora dobbiamo vedercela tra noi.


Se quello che ho vissuto sulla mia pelle non fosse un caso isolato (e posto che io non sia una pericolosa sociopatica :-), il risultato non ci fa onore, è piuttosto scomposto e non aiuta la causa della parità tra i sessi, che in Italia è ancora lontana lontana (anche ieri su Repubblica articolo di Michela Marzano Il tempo maschio sulla presunta resa delle donne, discorso globale, dati italiani: 74a nella lista del Gender Gap).
Sul fatto che le donne, sfinite, si stiano arrendendo parlerò forse un'altra volta, quello che vorrei capire ora è cosa succede quando le donne sono in corsa e incontrano nel proprio campo d'azione altre donne che 'wanna have it all'.

Userò come esempio due esperienze personali, ma sono abbastanza sicura che tutte noi abbiamo vissuto qualcosa di simile, suvvia. Non scenderò nei dettagli, sarebbe noioso, irrispettoso e poco Web-friendly, ma, in breve:

1. Ho incrociato la traiettoria di una donna 'un po' più grande' di me, molto attiva, molto in gamba, decisamente affascinante. Ci siamo piaciute a pelle, abbiamo creduto di poter diventare amiche, ci siamo frequentate con piacere.
Solo che...io mi sono dimostrata troppo espansiva con il suo gruppo di amici storico (uomini compresi). Sono entrata quindi nel suo campo d'azione affettivo (o di caccia?). Ho sentito la sua diffidenza, ho capito che le mie incursioni venivano vissute come invasione di territorio, che lei percepiva un pericolo. Pericolo di cosa? Forse di perdita di spazio, di status, di equilibri interni a quella piccola comunità.
E ha reagito con una violenza inusitata, spazzando via la nostra amicizia nascente.
In quella comunità non c'èra spazio per un'altra donna alpha (o almeno non per me..).

2. In una mia esperienza professionale da dipendente ho avuto due donne-contro: non mi hanno voluta proprio fare entrare e hanno usato ogni mezzo per raggiungere lo scopo, alternando brevi fasi passive-aggressive a lunghe ed estenuanti fasi aggressive-aggressive. Di nuovo mi sono sentita ingombrante, come se la mia presenza mettesse in discussione quella di altre donne che lì dentro avevano conquistato e coltivato un piccolo angolo di potere. 

Anche qui il posto era già occupato. Lo status raggiunto andava difeso. L'ingresso di una donna percepita come troppo 'performante' ha provocato reazioni non nobilissime nelle colleghe più combattive.


Di quanto spazio abbiamo bisogno, per non sentirci minacciate?
Come entrare in nuovi territori senza spaventare chi ha già lottato prima di noi?
Non è un po' faticoso, così? 
E, soprattutto: non facciamo il gioco maschile?

1 commento:

  1. Questa signora mi sembra un buon esempio di donna alpha e che fa cose importanti
    http://www.sassuolo2000.it/2014/02/05/reggio-emilia-stefania-bigliardi-limprenditrice-che-cambia-i-servizi-sociali/

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